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al testo di Marco Galvagni
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Saremo giunti con un dardo nel petto in un autunno di tigri all’agguato della nostra fragrante pelle di miele, un olezzo d’inaccessibile cute desiderando annusare sudore verde ci ritroveremo nell’umidità dei baci.
Mia compagna d’infinite, palpitanti visioni come minacciosi rintocchi di campane, puledra dai fianchi snelli che vorrei toccare dal canto del sorriso di stella- in un futuro paesaggio di foglie ingiallite ci inumidiremo le labbra invase dalla sete.
Lì sono i tuoi occhi odoranti di selvaggina, di fulmine che trapassa pareti- hai denti che mordono mele di sangue, le tue mani graffiano il sole ghermendolo, i piedi di pioggia, imbuti d’ombra, son fiori dall’olezzo di mimose.
Mi spii con labbra carnose scalfisci le pietre, l’oro e l’argento, cresce l’aerea rete di pensieri, la tua scorza-non vi è distanza né rame. Vorrei toccare in un palpito le tue morbide mani e far cadere crepitando il vellutato fiore brunito.
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